Israel-Premier Tech, Chris Froome su radioline e misuratori di potenza: “É l’unico sport in cui c’è un pericolo e il ritmo aumenta”
Chris Froome continua a esprimere giudizi sulla situazione attuale del ciclismo professionistico. Dopo aver parlato tramite il suo profilo YouTube della pericolosità delle bici da cronometro, in occasione dell’incidente occorso ad Egan Bernal, il corridore della Israel – Premier Tech, durante un’ intervista per lo sponsor Quad Lock, ha lanciato una riflessione sui misuratori di potenza e sull’utilizzo delle radioline in gara. Per il campione britannico, entrambi gli strumenti stanno portando il gruppo su una strada pericolosa in termini di salute e sicurezza sul percorso. Fa strano sentir parlare di tali argomenti proprio chi per moltissimi anni ne ha tratto vantaggio, ma la riflessione è comunque interessante.
“In tutto il gruppo abbiamo visto un grande incremento dell’asticella in termini di prestazioni – commenta intervistato dallo sponsor Quad Lock – La quantità di dati disponibili attraverso i misuratori di potenza fa sì che le prestazioni siano molto più controllate. In passato c’erano i misuratori ma nessuno sapeva davvero come allenarsi con questi, non sapeva cosa significassero quei dati. Adesso ne abbiamo così tanti dai ragazzi che vincono le gare più importanti al mondo che questi aiutano a costruire le basi di tutti i piani di allenamento e di tutta la preparazione che porta alle gare”.
Un ciclismo che è cambiato radicalmente negli ultimi anni, in cui una volta che sali in sella sai esattamente cosa devi fare: “Adesso tutti hanno programmato la preparazione. Raramente ti imbatti in qualcuno che sale in bici e basta. Ognuno ha un piano, un allenatore, una struttura da seguire, il che è molto diverso da 15 anni fa”.
Per il keniano bianco, inoltre, la pericolosità dei dati incrementa enormemente quando questi vanno a incrociare le informazioni che arrivano dall’ammiraglia, su possibili pericoli lungo il percorso, di cui tutto il gruppo ormai viene informato: “Riceviamo questa quantità di dati sulle condizioni della strada, quindi tutti sappiamo cosa aspettarci e si scatena un’ enorme lotta per la posizione. Probabilmente è l’unico sport in cui qualcuno ti dice che più avanti c’è un pericolo e il ritmo aumenta. É una questione mentale”.
Per Froome, dunque, la situazione in corsa è diventata molto più pericolosa e le radioline invece di aiutare il gruppo, lo stressano: “In passato non avremmo saputo di ogni restringimento e non ci sarebbe stata una continua lotta per la posizione. Ci saremmo arrivati soltanto più rilassati e ce l’avremmo fatta senza problemi“.
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